Abitare galleggiando, la nuova frontiera della sperimentazione

 

Nel corso dei secoli l’uomo è stato messo di fronte a prove spesso durissime per mantenere intatte le proprie speranze di sopravvivenza nel mondo. I nostri antenati hanno dovuto fin da subito trovare una soluzione valida al problema abitativo, attraverso un’evoluzione partita dall’utilizzo di ripari naturali fino alle costruzioni dei giorni nostri.

All’alba del terzo millennio, il processo di sperimentazione ha condotto diversi progettisti a soluzioni spesso originali, aprendo la strada tuttavia a sviluppi che potrebbero radicalmente cambiare il concetto stesso che oggi abbiamo di abitare. Da una ricerca sull’abitare minimo, due giovani architetti italiani, napoletani per l’esattezza, Claudio Persico e Marina Corrente, hanno deciso di proporre una soluzione “diversa” al problema annoso della ricerca del territorio destinato all’edilizia civile, individuando nel mare una possibile via di fuga.

A metà strada tra un’opera di interior design e una di ingegneria navale, questa “casa galleggiante” nasce come risposta a tutti coloro che considerano il vivere in mare come l’estrema conseguenza di una ricerca sfrenata del lusso, declinando la complessità di un progetto tanto ambizioso alla luce di una meravigliosa semplicità compositiva. Ma andiamo a scoprire meglio le caratteristiche tecniche di questa casa.

Il progetto è costituito da tre parti fondamentali: il catamarano, indispensabile per il galleggiamento della struttura, la piattaforma e l’abitacolo vero e proprio. La piattaforma è formata da un telaio metallico chiuso in superficie da doghe in legno le quali vanno a completare una struttura modulare caratterizzata dalla presenza di numerosi vani (riserve idriche, motore e varie attrezzature). L’abitacolo, vera anima del progetto, si pone al di sopra della piattaforma ed è costituito in struttura mista di legno e metallo.

Il tetto è apribile per consentire di aumentare il numero di posti letto e la copertura è interamente tappezzata da cellule fotovoltaiche che rendono l’abitazione assolutamente autonoma dal punto di vista energetico. Ovviamente gli spazi sono abbastanza angusti, tuttavia ciò che rende questo progetto assolutamente diverso da quanto già proposto finora è l’assoluta aggregabilità degli elementi; tale casa potrà infatti essere utilizzata come unità singola o composta ad altri moduli per la creazione di una struttura più grande.

Nell’attesa che tale progetto attracchi presto nei nostri porti, non possiamo fare a meno di pensare a quel futuro immaginato dagli autori di “Waterworld”, sperando che tutto questo rimanga nell’orizzonte di una semplice sperimentazione.

 

Il team di Arredosalaria

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