LA Hearst Tower di New York: eco-sostenibilità al servizio del design

Per tutti i ragazzi della nostra generazione, per tutti coloro che sono cresciuti con i film made in U.S.A., la città di New York rappresenta qualcosa di più di un semplice agglomerato urbano. E’ il simbolo stesso dell’ America, di quel continente tanto affascinante quanto pericoloso, dove la corsa al successo rischia di travolgere tutti coloro che non sono pronti.

Questa sorta di cannibalismo delle coscienze, si riflette anche nell’architettura stessa della città, piena di enormi grattacieli tutti ferro e cemento che, come immensi alberi, lasciano poco spazio ai raggi del sole e rappresentano il livello minimo di rispetto per l’ambiente. Tutto questo fino al 9/10/2006!

Sono trascorsi quattro anni dall’inaugurazione della Hearst Tower, e solo adesso si possono leggere con attenzione i dati che emergono da tale struttura. Situata lungo la Ottava Avenue della Grande Mela, la Hearst Tower è un grattacielo di quarantasei piani che si alza per oltre 180 metri con la sua struttura in vetro ed acciaio, progettata dall’architetto britannico Norman Foster, e si sviluppa al di sopra del vecchio quartier generale della Hearst Corporation; quest’ultimo è un edificio di appena sei piani che, nelle intenzioni del suo committente, doveva svolgere la funzione di futura base per la costruzione di un nuovo grattacielo.

Di questo vecchio edificio datato 1928, non rimane che la splendida facciata Art déco , in quanto è stato completamente svuotato per poter costruire il nuovo grattacielo all’interno dei muri perimetrali. Al momento della parziale demolizione, furono conservati tutti i materiali con l’idea di riutilizzarli per il futuro grattacielo; così è stato e l’ossatura metallica della Hearst Tower è stata infatti realizzata utilizzando ben l’85% di acciaio riciclato.

E’ questo l’obiettivo mai nascosto e finalmente dimostrato di Norman Foster: costruire un grattacielo nel pieno rispetto dei canoni della bio architettura. La Hearst Tower ha visto un utilizzo ridotto al minimo dell’acciaio, ovviamente riciclato, ed ha ridotto del 25% il consumo medio di energia elettrica rispetto ad ogni altro grattacielo di New York, stabilendo un vero e proprio record in termini di consumi.

Tale record è stato certificato dalla LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), protocollo americano che analizza sei differenti parametri qualitativi: sostenibilità dell’insediamento, consumo efficiente di acqua, consumo efficiente di energia e contenimento delle emissioni in atmosfera, impiego di materiali e consumo di risorse, qualità degli ambienti indoor, principi di progettazione e innovazione.

Anche il rivestimento in vetro rappresenta qualcosa in più del semplice gusto estetico. Il vetro utilizzato per il rivestimento esterno consente la penetrazione della luce solare proteggendo l’edificio dall’eccesivo riscaldamento, pericolo sempre in agguato quando si utilizzano determinati materiali. All’interno sono stati installati dei sensori che regolano l’intensità della luce artificiale a seconda della quantità di luce naturale, il tutto per evitare inutili e dannosi sprechi di energia.

Anche il tetto ha una sua lodevole funzione: quella di raccogliere l’acqua piovana. Analogamente a quanto avveniva nei villaggi dei nostri avi, anche nella Hearst Tower l’acqua piovana raccolta viene convogliata in una cisterna dalla capienza di oltre 53mila litri situata nel sottosuolo. Tale sistema consente di soddisfare circa la metà del fabbisogno dell’intero edificio.

La sua applicazione più spettacolare trova spazio nell’atrio, dove una cascata di acqua riciclata di 8 metri umidifica l’ambiente in inverno e lo rinfresca in estate. Nella nostra era di sprechi e scarsa efficienza delle strutture, è sempre un esercizio piacevole quello di annotare soluzioni assolutamente in controtendenza.

La Hearst Tower di New York è l’esempio di come sia possibile proseguire sulla scelta stilistica di una città mantenendo alto il rispetto nei confronti dell’unica vera “casa” che abbiamo: l’ambiente.

 

Il team di Arredosalaria.

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